Descrizione Progetto

Venerdì sera in sede, con Valentina, collega nell’accompagnamento, ci confrontiamo per gli ultimi dettagli riguardo alla gita programmata per la domenica successiva al rifugio Garibaldi in Adamello.

La sera stessa, giunta a casa, Valentina mi informa di avere appena saputo che proprio domenica, al rifugio Garibaldi c’è l’arrivo dell’ultima tappa di una corsa podistica. A parte l’affollamento del sentiero, è chiaro che al parcheggio di malga Caldea, posti per le auto non ne troveremo e partire  a piedi da Temù o poco più avanti non è proponibile per l’eccessiva lunghezza del percorso. Bisogna assolutamente trovare un’alternativa !
La gita al Becco di Filadonna, in calendario per fine maggio, non è stata effettuata a causa del maltempo e sarebbe adatta allo scopo. Avuto il parere positivo di Valentina, informo chi di dovere della variazione e siamo a posto.
Il gruppo è composto da cinque signore e undici uomini. Parcheggiate le auto al ristorante Sindech, presso il passo della Fricca, iniziamo a salire seguendo le indicazioni per il rifugio Casarota. La mancanza di ventilazione nel bosco accentua la sensazione di afa, la temperatura non è caldissima, ma si suda veramente molto. I numerosi tornanti, con pendenze regolari e all’apparenza non particolarmente faticosi, ci portano però a sormontare i circa cinquecento metri di dislivello che ci separano dal rifugio, in poco più di un’ora e un quarto. Evidentemente, senza forzare abbiamo mantenuto una velocità di salita superiore all’abituale media dei trecento metri l’ora. Molto bene !
Ora però, come preventivamente concordato, cinque componenti si fermano qui, gli altri proseguono per la vetta. La salita è costante ma mai estremamente impegnativa. Uscendo dal bosco, vediamo una vasta area cosparsa da una grande quantità di alberi e rami secchi, scheletrici residui di un incendio che ha devastato il versante ormai da parecchi anni e constatiamo che a dispetto del tempo trascorso, mentre l’erba cresce rigogliosa, nessuna pianticella ha finora attecchito.
Giunti al passo, deviamo a sinistra sul sentiero che obliqua in leggera salita sul versante rivolto a nord-ovest e risalite le facili roccette, in breve calpestiamo la cima incisa da profonde fenditure, tipiche della roccia calcarea, scattiamo le foto di rito, consumiamo uno spuntino e dopo una piccola pausa torniamo sui nostri passi, scendendo al rifugio.
Qui ci ricongiungiamo con la nostra retroguardia, scambiando aneddoti e battute, approfittiamo della possibilità di bere qualcosa che non sia acqua di fonte e riposiamo mezz’ora, qualcuno ha richiesto un supplemento di energia al proprio fisico per raggiungere la vetta ed in discesa non è al massimo dell’efficienza, ma tutto è nella norma, riprendiamo la via del ritorno e senza problemi arriviamo al Sindech.
Come consuetudine ci salutiamo gustando una bevanda, consci che il traffico della domenica sera, con ogni probabilità ci separerà. Infatti, troveremo rallentamenti in autostrada e coda sulla tangenziale di Peschiera, ma alla fine gli inconvenienti automobilistici non riusciranno a sminuire la carica di buonumore e la soddisfazione accumulate camminando tra i monti.

Franco Brigoni