Descrizione Progetto

L’ultima escursione domenicale in calendario, prevede la partenza alle sei e mezza per la lontana destinazione, al confine col Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano, più precisamente nel Parco Regionale dei Cento Laghi. Con un leggero ritardo, partiamo in dodici, sei le signore. In autostrada, nei pressi di Cremona, per un buon tratto la  nebbia ci costringe a rallentare, poi però, senza ulteriori intoppi proseguiamo effettuando la consueta pausa a Berceto, e percorriamo le tortuose strade appenniniche fino al Rifugio Lagoni (1342 m), in alta Val Parma. L’assenza di segnaletica iniziale, peraltro in seguito molto ben tracciata, e la mappa non chiarissima di cui dispongo, mi inducono a cercare il sentiero lungo una carrareccia, mentre era a pochi passi dal parcheggio. Quando me ne rendo conto, torniamo sui nostri passi e ritroviamo la traccia esatta. Il percorso, ben definito dalla “pavimentazione” in grossi sassi sistemati ad arte, si inoltra nel bosco e risale il versante sudorientale sovrastante i due laghi che danno il nome alla località. Giunti ad un bivio e consultata la mappa, si decide di passare dalla panoramica cima di Rocca Pumaccioletto (1692m), per scendere dalla parte opposta e poi, dalla sella sottostante proseguire. Il sentiero ora si fa più impegnativo anche se gradinato, ed in poco tempo raggiungiamo la cresta, dove i faggi, esposti a vento e nevicate, hanno assunto forme contorte molto suggestive. La salita alla vetta non è difficile se non per gli ultimi metri su roccia inclinata. Quando siamo tutti alla Croce, dalla verticalità della rupe e dall’anello di catena fissata alla cima, ci rendiamo conto, con un po di delusione, che il sentiero segnato sulla mappa che scende dalla parte opposta, in realtà è una discesa in corda doppia per rocciatori esperti. Poco male, è mezzogiorno, la prendiamo con filosofia, il panorama autunnale è da cartolina, il color ruggine delle foreste di faggi predomina, cime rocciose emergono qua e là a perdita d’occhio, la giornata è calda ed in cielo non c’è una nuvola. Ennesime foto e pasto frugale accovacciati sulle rocce non propriamente comode e spaziose. Poi arriva l’ora di scendere. In breve siamo di nuovo al bivio, dove proseguiamo in direzione Capanne di Lago Scuro, incontrando grandi gobbe rocciose arrotondate dall’erosione che ha lasciato anche caratteristici incavi semisferici simili a ciotole. Adesso camminiamo su falsopiano; oltrepassata la conca delle Capanne (1537 m), risaliamo pochi metri arrivando al Lago Scuro, piccolo, ma pittoresco, col fondale ricoperto di foglie rossicce e il Monte Scala che si specchia sulla superficie liscia. Ormai siamo a tre quarti del tragitto, ed in leggera discesa passiamo, in alto, sopra le sponde dei due Lagoni, dalla parte opposta all’andata. Oggi, gli scatti fotografici e le pause per contemplare i colori caldi di questa stagione, non si contano, e procedendo con calma siamo di nuovo al parcheggio. Il rifugio è aperto e l’area circostante affollata, tuttavia, data l’ora ormai pomeridiana, i tavoli all’interno sono quasi tutti liberi, decidiamo di dissetarci con qualcosa di diverso dall’acqua, poi, appagati per il piacevole svolgimento della giornata, riprese le auto, ripartiamo verso casa.

Franco Brigoni