Descrizione Progetto

Primo Giorno (5 Agosto)

Finalmente arriva agosto, e la pausa estiva mette tutti di buon umore e finalmente siamo in viaggio con tre macchine con undici persone a bordo: Franco, Emma, Silvano, Silvana, Gianluca, Stefania, Corrado, Rocco, Paola, Maurizio, Renato.

Pertanto uscita autostrada a Chiusa poi Val Gardena, Passo Gardena e Val Badia e Passo Valparola e arrivo a passo Falzarego . Parcheggio in ottima posizione e quindi rapido cambio e cominciamo la salita imboccando il sentiero che risale alla volta del rifugio Falzarego, il quale è facilmente raggiungibile anche dalla funivia.

Gia la visione delle Crode che fanno da cornice al sentiero ci pregustano i panorami che andremo a gustare nei prossimi giorni, e gia sono visibili le ferite inferte alla montagna durante gli anni della prima guerra mondiale. Ovunque ci imbattiamo in testimonianze di guerra: dai sentieri militari alle baracche in progressivo disfacimento, dagli oscuri e misteriosi occhi delle caverne ai ruderi degli impianti di teleferiche, che erano allora un’opera da pionieri, data l’arditezza del tracciato, e che rappresentavano spesso l’unico mezzo di comunicazione fra le postazioni d’alta quota ed il fondovalle.

Pilastri sgretolati, postazioni di batterie abbandonate su vette impervie, avamposti aggrappati alle rocce come nidi d’aquila o ghiaioni ricoperti di macerie, tutto parla di quei soldati che un tempo s’affrontarono in un’epica lotta per la conquista di queste montagne. Con questi pensieri nelle mente in un tempo non definito ci siamo trovati in breve sulla dorsale finale, sul balcone dove accanto alla affollata stazione di arrivo della funivia, troneggia il rifugio Falzarego.

Dopo aver preso posizione nei cameroni, e un breve ristoro, rimane il tempo per approfondire la visita alla galleria posta a breve appena sotto la funivia raggiungibile attraverso una cengia e percorrendo una restaurata trincea. L’ingresso è protetto da una piccola baracca in legno e accese le pile ci addentriamo.

La «Galleria del Lagazuoi» è la più lunga fra quelle conservate. La galleria italiana, lunga m. 1100, è stata totalmente ripristinata e munita di scalette e corde. L’escursione attraverso la galleria non solo rappresenta un’esperienza eccezionale per le sue particolari caratteristiche, ma offre anche una sintesi immediata delle difficoltà estreme in cui operarono i soldati. Non tutti scendiamo fino in fondo ,il dislivello è notevole e io e Gianluca ci accontentiamo di scendere per un breve tratto, mentre i più tenaci la percorrono interamente e riescono anche a percorrere la cengia Martini in tutta la sua lunghezza, rientrando al rifugio mentre il solito acquazzone estivo del pomeriggio imperversa. La giornata finisce in allegria a tavola per la consueta cena del rifugio.

Secondo Giorno (6 Agosto)

La sveglia suona alle 6.30 per gli alpinisti che oggi affrontano la ferrata “Tommaselli”, mentre il gruppetto escursionisti dormicchia ancora mezzora consapevole che non sarà una giornata difficile. Terminata la colazione al “buffet” con  Stefania, Emma, Silvana , ci incamminiamo scendendo alla volta della forcella Falzarego. La giornata fresca si annuncia splendida, con cielo sereno e vista spettacolare a 360 gradi, un ambiente magnifico. In prossimità del rifugio sono state ristrutturate diverse caverne ricovero, adibite a museo all’aperto. Sono state ricostruite baracche e arredamento interno delle cavernette, e con una vera mitragliatrice piazzata in posizione originale e schiacciando un pulsante si ha  persino la descrizione vocale.

Raggiunta la forcella imbocchiamo il sentiero Alta Via n° 1 che in leggera discesa porta verso il laghetto di Lagazuoi, scendendo quasi 600 metri dal Rifugio.

Il sentiero scende in mezzo alle rovine di massi enormi; largo come una mulattiera, era storicamente una via di rifornimento delle prime linee austriache, e spesso si notano decine di caverne incassate, con rovine di vecchie  baracche. Silvana scatta continuamente foto al panorama del gruppo di Fanes, infatti la luce radente del sole del primo mattino regala dei colpi di luce incredibili. Continuando nella discesa incrociamo solo un gruppo di “Boy-scouts”  e quasi nessuna altra persona. Giunti al laghetto di Lagazuoi ci rilassiamo e ammiriamo il paesaggio e attorno al laghetto con lo specchio d’acqua di color turchese. Pensiamo agli amici che si sono avventurati sulla “Tommaselli” e quindi ci avviamo con calma per ritornare al passo Falzarego, calcolando di essere al rifugio per l’una del pomerigio. Infatti sulla salita terminale poco prima del Rifugio Falzarego già veniamo raggiunti da Corrado che ci conferma della buona riuscita della traversata della cima di Fanes, e che il restante gruppetto è in arrivo alla spicciolata.

Quasi insieme ci ritroviamo sulla balconata panoramica. Purtroppo causa di problemi famigliari improvvisi Franco e Emma devono abbandonare il trekking e fortunatamente la vicina funivia facilita la discesa al parcheggio delle auto per il riassestamento dei vari carichi, al ritorno saremo con una macchina in meno. Il pomeriggio escursionistico si conclude qui, il solito violento temporale estivo ci fa rintanare nel rifugio, e giocando a carte e raccontando epiche avventure facciamo sera. La cena si svolge regolarmente e trovato un posto letto anche per me, (all’inizio del trekking ero senza posto letto per oggi ) ci possiamo ritirare.

Terzo Giorno (7 Agosto)

Oggi è il giorno del trasferimento, tutti insieme dal Rifugio Lagazuoi  scendiamo  insieme fino alla forcella Travenanzes, e qui ci dividiamo. Come escursionisti raggiungermo il Rifugio Giussani tramite la valle Travenanzes su sentiero; mentre il gruppo alpinistico raggiungerà il rifugio passando per la cima della Tofana di Roses tramite la ferrata “Lipella” raggiungibile passando per la galleria del castelletto.

Gli alpinisti privati del “Trainer” si sono dovuti per forza maggiore affidare al più esperto del gruppetto, e dopo l’investitura ufficiale, il gruppo  si avvia alla volta del Castelletto; ci rivedremo nel tardo pomeriggio. Intanto noi escursionisti scendiamo verso il fondovalle di travenanzes, restando sul sentiero “Italia”.

Ora il paesaggio cambia completamente, numerosi ruscelletti e prati erbosi costellano la discesa, al contrario del versante brullo e roccioso del parte sud del gruppo. A sinistra ora scorrono le varie guglie del gruppo di Fanes, mentre a destra passiamo sotto la massa gigantesca della Tofana di Roses.

Durante questo tratto incontriamo la fauna; le marmotte si mostrano senza timore e si lasciano fotografare anche se a debita distanza e più oltre incontriamo un diffidente  gruppo di caprioli, che assolutamente non si lascia avvicinare.

Intanto il sentiero raggiunge il grande intaglio fra le Tofane dove risaliremo verso il Giussani. La valle superiore in questo punto è raggiungibile solo con la scala “Minighel” che, fiancheggiando la cascata, risale la lucida e scivolosa parete in verticale, con l’ausilio di centinaia di fittoni messi a modo di formare una serie di gradini assistiti da un cavo di sicurezza. Ritenuta improponibile per il nostro gruppo, proseguiamo per il sentiero che proseguendo con largo giro raggiunge una facile cengia che rapidamente porta nel vallone superiore, ora il sentiero ben tracciato risale lentamente verso il Giussani, passando anche qui fra decine di manufatti militari ricavati nei massi di vecchie frane.  Lo zaino al completo non facilita la salita, e con dovute soste fra foto e respiri affannosi raggiungiamo lo spartiacque roccioso sul quale troneggia il rifugio.

Ci sono volute quasi sei ore, dalla partenza di stamattina, ma ora siamo qui. Al Giussani da troppo lungo tempo non cambia nulla; ero stato in questo rifugio circa dieci anni prima, buona la sala pranzo, ma le camerate sono sempre le stesse, troppe brande incastrate in minuscole camerette soffocanti, bagni appena sufficienti e il fumosissimo motore diesel del generatore  impedisce di stare all’aperto. Anche se la cordialità dei gestori è eccellente non è piacevole la permanenza, un vero paradosso rispetto ai rifugi limitrofi simili ad alberghetti e dotati di corrente elettrica.

Preso possesso degli alloggi, mangiamo un buon piatto di pasta mentre attendiamo l’arrivo degli alpinisti. Il versante nord della Tofana è esattamente difronte al rifugio, non la ricordavo cosi impervia e tenebrosa, con la parte sommitale nascosta nella nuvola bassa che preannuncia anche per oggi il solito capriccio pomeridiano. Fortunatamente poco dopo intravediamo le inconfondibili sagome di Rocco, Paola, Maurizio e Corrado che spuntano dal versante laterale della montagna. Deduciamo che non sono riusciti a salire la ferrata Lipella e hanno rinunciato alla salita per la cima della Tofana Roses .

Poco dopo ci raggiungono al rifugio Giussani e Rocco mi conferma che la salita dal Castelletto e poi per galleria e quindi la ferrata Lipella fino al bivio chiamato “Tre Dita” è stato molto impegnativo e sfiancati hanno rinunciato alla salita alla Tofana, optando per raggiungere subito il rifugio.

Pertanto nel tardo pomeriggio siamo di nuovo riuniti insieme nella sala da pranzo a rilassarci e pensando come riprogrammare il giorno dopo. Alla fine siamo tutti d’accordo che domani l’obiettivo sarà la Cima Roses (3225 m.) per la via normale saliranno gli escursionisti e i quatto alpinisti riprenderanno da passo Tre Dita la parte verticale della  Ferrata Lipella. Rinunciamo alla salita delle altre due Tofane (di Dentro e di Mezzo) per non restare un giorno in più non programmato. Obiettivo è trovarsi tutti insieme sulla cima.

La sera giunge presto e pertanto cena in allegra compagnia e quindi a nanna ammassati come sardine.

Quarto Giorno (8 Agosto)

Sveglia all’alba e colazione come di consueto, la giornata si preannuncia bella e soleggiata. Partiamo. Rocco con il suo seguito parte velocemente per il “tre Dita” io con i “Silvani” e Gianluca (Stefania si ferma in rifugio) ci avviamo con calma e fotografando il paesaggio circostante. Il sentiero ben evidente sale dolcemente fino ai primi nevaietti e quindi si inerpica sul versante nord della Tofana, tra salti di roccia e canalini seguendo dei segni rossi che non sempre sono evidenti.  Troviamo sul versante altre persone che risalgono ma comunque la via non è affollata. La parte che precede la cresta  addirittura diventa difficile trovare il sentiero in mezzo ai ghiaioni ma sembra tutto logico e fattibile infatti alla fine ci troviamo nel punto sommitale dove ci si congiunge con l’uscita della Lipella (3225 m.). In questo punto incontriamo i quattro amici , che in uscita dalla  ferrata, proseguono con noi per la cima della Tofana. Il sentiero ora diventa ben evidente e risale sulla destra la cuspide sommitale fino ad punto dove bisogna destreggiare fra roccette di primo  grado e sentiero poco stabile, sotto il versante ripido che precipita verso sud, ma la cima è vicina e spronati ormai come “cosa fatta” la raggiungiamo. La soddisfazione è di tutti e in particolare per Silvana che non era mai salita cosi in alto. Baci e abbracci fra tutti e foto di gruppo, il tempo tiene anche se le solite nuvole pomeridiane offuscano a tratti il grandioso panorama  circostante. Verso nord-est si stagliano le altre due Tofane, non le potremo raggiungere per cause di forza maggiore ma siamo soddisfatti di questi quattro giorni in quota.

La discesa richiede attenzione nel superare alcuni tratti con lastre di roccia e viene provvidenziale usare una corda di sicurezza. Raggiunta la parte bassa del versante nord le difficoltà sono inesistenti e tranquillamente raggiungiamo il Giussani. La giornata di soddisfazione termina come di consueto in allegra compagnia assaporando questi bei momenti in montagna, a domani il rientro.

Quinto Giorno (9 Agosto)

Ultimo giorno, oggi il rientro al passo Falzarego. Ci alziamo un po’ tardi, il rilassamento generale del gruppo è palpabile. Anche oggi la giornata è bella e solare, quindi dopo la colazione, foto di rito davanti al Rifugio e discesa per il sentiero che risale dal Rifugio Dibona, che abbandoneremo per il 412 che costeggia la base sud delle Tofane e che con qualche saliscendi ci condurrà al passo Falzarego.

Lungo il tracciato riusciamo a notare alcuni camosci abbarricati su una cengia immobili tanto da sembrare finti, probabilmente si sentono irragiungibili. Oltre ci sono diverse cordate di arrampicatori, nelle pareti della tofana infatti la roccia di questa zona si presta all’arrampicata. Il sentiero prosegue fino ad una strada sterrata e quindi risale leggermente verso un vecchio punto di confine, sul posto alcuni ruderi pericolanti sbarrano la vecchia stradina, probabilmente una dogana dismessa.

Finalmente vediamo il passo e fatta un’ultima foto di gruppo con le cime di sfondo raggiungiamo le macchine. Sono servite tre ore per scendere dal Giussani, la fame si fa sentire, come di consueto è tradizione dopo il trekking il pranzo di chiusura in ristorantino classico, che andremo a concludere, su suggerimento di Stefania, a Ortisei.

Il locale piccolo ma accogliente, ci delizia con la tipica cucina locale, poi passeggiata nell’affollatissimo centro. Il trekking Tofane ora è definitivamente concluso, non rimangono che i saluti e arrivederci al prossimo trekking .

Renato Busseni