Descrizione Progetto

Un paio di settimane prima della data prefissata, tanto per non avere sorprese sgradite durante l’escursione con il gruppo al seguito, effettuiamo il sopralluogo sul Sentiero del Mondino, scelto “a tavolino” e pubblicato sul libretto.  E meno male!

Il percorso, alla fine si rivela non idoneo: la discesa nella forra del torrente Novella, contrariamente alle aspettative, è poco panoramica sulle pareti strapiombanti della gola a causa della fitta vegetazione; la risalita programmata, interdetta da un’ordinanza comunale perché pericolosa, costringe ad un largo giro nel bosco per raggiungere il paese di Fondo, ed  il rientro al parcheggio, a Castelfondo, distante alcuni chilometri, si svolge non parallelo alla strada trafficata, ma in buona parte su asfalto, sul ciglio stesso della carreggiata.

Si impone un cambio di programma!

Andremo sul Corno Nero, (la Rocca 2439m) bella cima di porfido sullo spartiacque di confine tra le province di Trento e Bolzano, salendo dalla val di Fiemme ai passi Lavazè e Oclini.

Sette gli uomini ed altrettante le signore, parcheggiate le auto presso passo Oclini, ci incamminiamo  sulla stradina che conduce brevemente ad un cantiere in cui si sta realizzando un vasto bacino idrico, destinato, come recita il cartellone informativo, al poco plausibile servizio antincendio, nonché al molto probabilmente esclusivo innevamento artificiale.

Poco più avanti inizia il sentiero vero e proprio sul crinale nord-est, che si inerpica tra i mughi, abbastanza ripido ed “avventurosamente” sconnesso, quanto basta da mettere alla prova l’apparato cardiorespiratorio, nonostante il dislivello sia di poco superiore ai 400m.

Finalmente la croce di vetta.  Si scattano le rituali foto, ci si riposa e rifocilla un po’.

So, per esserci stato altre volte, che questa cima, anche se non tra le più alte, gode di una posizione panoramica privilegiata, per cui, in condizioni meteo favorevoli si possono ammirare numerosi gruppi dolomitici circostanti.  Oggi però, purtroppo, una leggera velatura, impedisce la splendida visione.

Fine della pausa e discesa con giro ad anello dal versante nord-ovest, non difficile, ma neppure banale, contraddistinto nella prima parte da massi accumulati a mo di gradini (o gradoni), per intercettare poi la facile pista da sci, che si abbassa nel bosco dove spiccano pini cembri secolari dal portamento monumentale.

Di nuovo sui pascoli ci orientiamo ancora per un po’ verso ovest, in direzione opposta al parcheggio, alla ricerca di un posto dove ristorarci, dopodiché, senza più alcun impegno fisico, dalla stradina sterrata quasi totalmente in piano e rilassante, torniamo alle auto concludendo la bella scarpinata.